giovedì 23 maggio 2013

Analisi del testo " VOI CHE PER LI OCCHI MI PASSASTE "L CORE"




VOI CHE PER LI OCCHI MI PASSASTE ‘L CORE  
di Guido Cavalcanti

Voi che per li occhi mi passaste ’l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E’ vèn tagliando di sì gran valore,
che’ deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.

Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr'occhi gentil’ presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.

Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ’l cor nel lato manco.







Composto dalla personalità più rilevante di quel gruppo di rimatori che la critica, valendosi della nota formula coniata da Dante nel canto XXIV del Purgatorio, indica come esponenti dell’esperienza del “ dolce stil novo”, il sonetto  Voi che per li occhi mi passaste ‘ l core sviluppa, delle due tematiche fondamentali di tale “ scuola ”, ovvero la lode della donna e l’esame degli effetti dell’amore sull’amante, la seconda.
Sebbene si tratti di temi desunti dalla poesia amorosa dei secoli precedenti, il carattere fortemente innovatore di questa esperienza va, invero, rintracciato nella possibilità di far scaturire dalla vecchia tradizione una realtà intima e nuova connessa ad un’idea di gentilezza non più riferita alla nascita o al titolo ereditario, bensì ad un dato di natura, ad una superiore nobiltà d’animo che può pienamente essere intesa solo nel quadro delle mutate condizioni storiche e sociali che caratterizzano gli ultimi decenni del XIII secolo.
La novità e la dolcezza di cui parla Dante sono dunque da ricondursi alla scoperta di una nuova verità e autenticità psicologica e sentimentale la prima, alla scelta di uno stile più limpido e piano la seconda, nel comune allontanamento, da parte dei poeti stilnovisti, dalle tendenze della lirica toscana, di ascendenza guittoniana, nonché dalla precedente tradizione siciliana e provenzale. Se Guittone riprendeva la maniera del trobar clus provenzale, costoro possono essere accostati alla maniera del trobar leu così come, sul piano contenutistico, all’omaggio feudale rivolto alla dama, si sostituisce una visione della donna che viene esaltata come dispensatrice di gentilezza, ma anche considerata come fonte di turbamento interiore per il soggetto amante vinto dalla passione d’amore. E proprio quest’ultimo aspetto viene ripreso nel sonetto in questione in cui emergono sia ascendenze e interessi filosofici di stampo averroista, sia una più profonda introiezione sentimentale e un approfondimento della componente psicologica dello stilnovismo. L’amore è, infatti, concepito come una forza cieca che genera angoscia e sofferenza nel poeta, il quale si rivela capace di un pathos doloroso ed efficace nel momento in cui chiama la donna a vedere (v. 3) la distruzione di ogni sua facoltà vitale determinata dall’ effetto devastante del sentimento amoroso da lei generato. Il testo, partendo probabilmente da un’esperienza reale da cui scaturisce un uso metaforico del “ vedere” , si articola in una serie di microsequenze sapientemente scandite e simmetricamente riprese nelle quartine e nelle terzine. Il riferimento alla donna che trafigge con il suo sguardo l’amante al punto di risvegliare l’animo prima tranquillo, l’aggettivazione metaforica dell’amore allegoricamente rappresentato nell’atto di colpire col ferro della sua saetta, la sua successiva raffigurazione nelle vesti di un guerriero che combatte con forza i difensori, ossia gli spiriti vitali del poeta, l’immagine dell’amante soggiogato il quale, ormai privo delle sue forze, null’altro può fare che esprimere il proprio dolore, scandiscono il sonetto in quattro momenti che vengono poi ripresi, con qualche variazione, nella sequenza narrativa delle terzine. Qui, infatti, l’autore ripropone il motivo della forza d’amore che, proveniente dagli occhi “ gentili” della donna, lo distrugge( m’ ha disfatto v.9); poi quello del ferimento, da parte della virtù d’amore, attraverso una freccia; a questo segue la rappresentazione dell’anima che, immediatamente colpita, subisce come una scossa per cui il poeta avverte un tremito dentro di sé; infine l’anima contempla il cuore ( cioè le forze corporee, gli “ spiriti” ad esso collegati) morto nel lato sinistro.
E’ evidente come si tratti di un testo poetico che nasce da premesse culturali filosofiche e raffinate, nutrite della cultura universitaria bolognese con cui Cavalcanti fu in strettissimo contatto: il sentimento è, pertanto, descritto in tutta la sua drammaticità, colto e analizzato nelle sue molteplici componenti e manifestazioni per cui il poeta passa dall’invito alla donna chiamata a un  “ vedere” metaforico(v.3) ad un “vedere” tutto psicologico della propria interiorità(v.14). Tuttavia, non è l’interiorità soggettiva ad interessare l’autore, bensì quella oggettiva, cioè l’avvenimento rappresentato con procedimenti allegorici attraverso una serie di personificazioni( Amore, l’anima, il cuore, gli “ spiriti”, la figura, la voce), che agiscono come autentici personaggi sui quali piomba, ad esclusione della prima, la violenza devastante della “ vertù d’amor”. L’oggettivazione dei moti interiori, propria della poesia cavalcantiana, scaturisce, quindi, dalla volontà di rappresentare sentimenti generali pur ambientandoli nello spazio dell’introspezione psicologica e in un atmosfera rarefatta ed evanescente.
Se l’assenza di spezzature, di pause, di inversioni sintattiche, di enjambement contribuisce a rendere tale atmosfera in sintonia con quello stile “ dolce” e leggiadro che connota la poesia stilnovistica, da un punto di vista fonico il testo presenta una serie di assonanze, consonanze e allitterazioni i cui effetti musicali evocano lo stato d’animo del poeta sofferente e spiritualmente dilaniato. L’aspetto fonico-timbrico potenzia, in tal senso, il dramma interiore del poeta-amante: l’assonanza ricorrente sei suoni /o/e/( core-amore-valore-voce-dolore-mosse-riscosse)la disseminazione iterata del suono /r/ ( sospirando-distrugge- spiriti-segnoria-dardo-tremando-morto..); le consonanze fra parole di versi successivi( disTRugge- denTRo- Tratto- Tremando); infine le allitterazioni che evocano sensazioni e stati d’animo( v.5..ven…valore; v.6 van via; v.7 sol…segnoria; v.11 dardo…dentro) contribuiscono a sottolineare l’intensità del sentimento amoroso e la violenza distruttiva nello scontro tra Amore e amante. Anche la rima, incrociata nelle quartine, instaura parallelismi e analogie semantiche( core/amore- valore/ dolore-disfatto/tratto ecc). Da un punto di vista metrico-ritmico il sonetto presenta lo schema più classico ABBA ABBA CDE CDE, mentre la disposizione degli accenti, la presenza di un numero limitato, ma significativo, di sinalefi( vv. 1.3.4.12.14) e l’assenza di pause( tranne che al v.8) conferiscono alla poesia un ritmo lento, continuo e fluido. Per quanto riguarda il livello stilistico-retorico, l’autore utilizza un lessico elevato, aulico, desunto dalla tradizione e di ritegno rispetto ad essa; frequenti sono, inoltre, i latinismi( per li occhi-core- dormìa- dardo-manco ecc) mentre la struttura sintattica predominante è di tipo coordinativa. Le figure retoriche rilevabili sono essenzialmente di significato e connesse alla rappresentazione del sentimento amoroso attraverso il ricorso alla prosopopea( vv. 4-6-7-8-9-12) nonché all’uso insistente della metafora presente in ciascuna delle microsequenze narrative che costituiscono il sonetto. L’immagine del risveglio della “ mente che dormia”, quella dell’Amore che “ ven tagliando, “ il “ dardo” scagliato nel “fianco” del poeta, l’anima che, “ veggendo morto ‘l cor”, riceve una scossa, evidenziano, solo per fare alcuni esempi, i tratti distintivi di un nuovo modo di far poesia, per alcuni aspetti elitario, ma nel contempo capace di coniugare, come alcuni studiosi hanno sostenuto, umanesimo e classicismo. Per quanto nella poetica stilnovistica coesistano ancora alcuni aspetti tradizionali della sensibilità medievale( si pensi, per esempio, all’annullamento della personalità del soggetto amante che ricorda gli effetti dell’amore mistico), tuttavia, essa determina il passaggio dal vecchio al nuovo, soprattutto, in relazione alla nuova dimensione spirituale e valoriale dell’uomo in quanto tale. Tale umanesimo, scaturito da una necessità storica connessa alla rivendicazione dei ceti emergenti nel contesto urbano i quali si contrappongono alla vecchia aristocrazia, non rinnega le verità religiose, ma rappresenta un tentativo di esplorazione, affidata all’esperienza e alla ragione, nei confronti di aspetti umani, terreni e naturalistici. La volontà di introspezione manifestata, come nel caso del sonetto cavalcantiano, pur portando a maturazione gli elementi di poetica offerti dalla tradizione, non conduce, tuttavia, ad un’intima manifestazione della soggettività individuale, cosa che avverrà nella letteratura romantica, ma sfocia, come si è constatato, nella rappresentazione oggettivata della vita interiore del poeta-amante.

L’operazione letteraria cavalcantinana apre, peraltro, la strada al successivo sviluppo della lirica italiana in quanto delinea aspetti che saranno ripresi e magistralmente rielaborati da Petrarca e , attraverso questi, giungeranno fino alla tradizione ottocentesca.



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