sabato 5 ottobre 2013

5 Ottobre GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE


Nel 1994 l’UNESCO ha deciso di istituire la Giornata mondiale dell’Insegnante, celebrata il 5 ottobre in oltre 100 nazioni, per segnalare a governi ed opinione pubblica la necessità di valorizzare il ruolo dell’insegnante nel percorso di formazione, educazione e guida alle nuove generazioni. La scuola è ricominciata da qualche settimana e nulla è cambiato: classi scoperte, nomine ancora da completare, malattie, permessi studio, permessi di varia natura, fughe difficili da catalogare e la sensazione di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato che  pervade molti insegnanti quando sono a scuola. Mi piace, allora, sedermi al mio tavolo e riflettere, in una giornata così speciale, cercando di indagare a fondo su quali dovrebbero essere le condizioni ottimali per non sentirci sempre più spesso “guardiani” di un gregge e sempre meno DOCENTI. Questa volta non intendo polemizzare o attaccare un sistema che fa acqua da tutte le parti, ma semplicemente ricordare qual è il senso della scuola, quale la sua funzione istituzionale, quali gli obiettivi da perseguire e quale il valore sociale storicamente attribuitole. Nella Costituzione italiana all’articolo 33 si legge: ” L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.…” il principio istitutivo della scuola parte dall’affermazione della libertà dell’insegnamento, per arrivare a ricordare che è lo Stato che deve istituire le scuole di ogni ordine e grado per garantire quell’uguaglianza sociale per cui tanto si è combattuto e per cui tanti hanno sacrificato la propria vita e fare in modo che per ogni singolo cittadino siano messe in atto tutte le strategie per il conseguimento dei propri obiettivi e per arrivare, magari, ad essere realizzato e appagato. Basta questo semplice e chiaro principio per comprendere la straordinaria importanza della scuola e di coloro che ne fanno parte in qualità di docenti e di discenti. Piero Calamandrei ,nel discorso pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale “ Facciamo l’ipotesi” 1950, ha detto:”…Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo hanno la funzione di creare il sangue[…]. La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla( e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l’alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società[…].” Un discorso , questo pronunciato da Calamandrei, di una imbarazzante attualità nonostante la distanza temporale che ci divide, un discorso ancora più drammatico se contestualizzato ai nostri giorni, monito ad una scuola che le riforme hanno privato di ogni valore, di ogni risorsa, addirittura del giusto e meritato ruolo sociale che da sempre le è stato riconosciuto e che oggi ha lasciato il posto ad una forma senza sostanza perché, nel tentativo di modernizzare, i ministri che si sono succeduti hanno perso di vista e ,quindi l’hanno snaturata, l’essenza profonda della scuola, la sua anima, la sua funzione sociale e di strumento riqualificante di una società degna di questo nome. Allora non ci stupisce certo il disfacimento morale della scuola: su di essa aleggia un senso di sfiducia, di cinismo, di stanchezza che ha fatto perdere di vista principi semplici come la serietà, la precisione, l’onestà, la puntualità, fare il proprio dovere, fare lezione. La scuola deve rivendicare nuovamente la sua funzione di scuola del carattere, di formatrice di coscienze, formatrice di persone oneste e leali, di persone che “sanno”, consapevoli che non si va avanti solo con gli appoggi, le raccomandazioni, le tessere del partito o l’appartenenza ad una parrocchia. E’ la disillusione il male dei nostri giovani e il male di noi adulti che non crediamo più a nulla, che non siamo più convinti del ruolo sociale che, a furia di riforme strampalate e portate avanti da ministri che la scuola non l’hanno frequentata che da studenti( spesso neppure eccellenti!), ci hanno privato della dignità del nostro lavoro,  ci hanno strappato il rispetto dei nostri alunni e delle loro famiglie. Allora , perdonatemi, ma voglio ribadire che nonostante uno stipendio indegno per dei professionisti, noi siamo formatori di coscienze e dobbiamo rieducare i nostri studenti al rispetto per una istituzione sacra e inviolabile, attraverso la quale passa il riscatto sociale di ciascuno nonostante le difficoltà, nonostante la corruzione morale e ideologica che dilaga. La scuola regala gli strumenti per essere realizzati nel proprio ambito lavorativo, la scuola educa alla legalità e alla consapevolezza del proprio essere cittadino con dei doveri che non vanno elusi o disattesi, ma rispettati con impegno e serietà. In occasione della giornata mondiale dell’insegnante voglio augurare a tutti i colleghi di ritrovare la giusta direzione, di vincere lo scoramento e la disillusione e di tornare a credere e a lavorare affinché la scuola si riprenda tutto ciò che mistificatori e ciarlatani le hanno rubato mentre era impegnata a tenere insieme le parti scollate di un sistema troppo fragile per opporsi.