domenica 19 maggio 2013

Riflessioni in classe sul mito di Amore e Psiche






AMORE E PSICHE




Il percorso proposto agli studenti prevedeva il racconto del mito di Amore e Psiche effettuato dall’ insegnante con la richiesta di imparare ad andare oltre il testo, a cercare i rimandi e i significati più nascosti per affrontare il lavoro sulla poesia previsto dal programma disciplinare.La reazione degli studenti è stata positiva in quanto, come la mia esperienza mi insegna, amano moltissimo sentire l’insegnante raccontare storie.Dopo aver raccontato la storia, omettendo alcuni dettagli volutamente e invitando gli studenti a cercare il mito e a leggerlo in versione integrale, ho chiesto loro di scegliere se stare dalla parte di Amore o di Psiche e di creare due schieramenti contrapposti dividendo a metà la classe. Contrariamente alle mie attese la classe si è spaccata a metà, anche se alcuni studenti hanno espresso un’ enorme difficoltà a compiere una scelta netta. Sono rimasta colpita dal fatto che i maschi della classe si siano tutti schierati dalla parte di Amore, mentre le ragazze si sono divise.A questo punto ho chiesto agli alunni di spiegare uno alla volta le ragioni della loro scelta a partire dal gruppo schierato dalla parte di Psiche. Una delle studentesse ha associato, per prima, Amore alla passione e Psiche alla ragione e ha chiesto il significato di Voluttà, le altre ragazze hanno insistito sulla fragilità di Psiche per nulla esecrabile, anzi tanto umana e tanto femminile, ritenendo che se è vero che Psiche ha sbagliato, è altrettanto vero che ha lottato strenuamente per ritrovare Amore sottoponendosi a umiliazioni e a prove difficilissime, senza contare che la richiesta di Amore era davvero impossibile da esaudire.
Il gruppo schierato dalla parte di Amore non è riuscito a trovare motivazioni se non nella debolezza di Psiche e nel suo cedere alla curiosità, tranne due studenti che hanno, invece, apprezzato la capacità di Amore di perdonare per ben due volte la sua amata.
A questo punto ho cercato di rispondere alle loro numerose domande, partendo proprio dalla nascita di Voluttà e spiegando come il piacere nasca proprio dall’incontro di ragione e abbandono. Un’altra domanda ricorrente riguardava la scelta di Giove di convocare tutti gli dei per concedere la divinità alla giovane Psiche e legittimare il suo legame con Amore, lo stupore riguardava la posizione di Giove, capo degli dei, e l’inutilità di avere un “permesso”. Prima di tutto ho fatto riferimento alla rigidità sociale caratteristica dei Romani che non prevede un matrimonio tra classi sociali differenti, figuriamoci tra una mortale e un dio, poi ho cercato di far capire che Giove vuole che il concilio degli dei approvi la sua decisione e la condivida tanto che offre diverse spiegazioni per la sua decisione e invita la bella Venere a rinunciare al suo risentimento in quanto ormai Psiche era una dea. La discussione è proseguita ed ha abbracciato diversi aspetti del racconto , non ultimo il ruolo perfido delle sorelle di Psiche, con le quali la giovane è stata persino generosa e amorevole: ancora una volta ho cercato di far riflettere gli studenti sul fatto che ognuno di noi è responsabile delle sue scelte e, per quanto indotto o persuaso a fare qualcosa, asseconda sempre e comunque una spinta interiore personale. I ragazzi hanno di nuovo portato il discorso su Giove e sul ruolo importante che ha avuto nella storia e, scherzosamente, hanno paragonato il padre degli dei a me in quanto impongo spesso loro delle cose, ma sempre spiegandone i motivi o le ragioni ultime, ma imponendo. La discussione si è ulteriormente spostata sul loro perenne timore di essere “giudicati” e non “valutati” dalle insegnanti, sulla paura di esporsi troppo rendendosi vulnerabili:come in altre occasioni, ho ribadito che la valutazione di un insegnante riguarda la loro conoscenza di un determinato argomento e non vuole assolutamente essere una condanna della persona e delle sue qualità e che un brutto voto non deve mettere in crisi loro stessi, ma solo la qualità del loro studio. Al termine dei tre moduli ci siamo lasciati con l’impegno , da parte loro, di cercare il testo integrale del mito e di riprendere la discussione.
Questa volta gli elementi su cui si è focalizzata la loro attenzione sono stati diversi: intanto la necessità di Psiche di” vedere”e poi il ruolo dei diversi aiutanti della giovane nel superamento delle difficili prove. Riguardo al primo punto ho aiutato i ragazzi a riflettere sulla “debolezza” di Psiche: la necessità di vedere il suo uomo, un uomo che la rendeva felice e appagata, il padre del suo bambino, che la riempiva di ogni gioia e di ogni bene. La riflessione li ha spinti verso la consapevolezza che la conoscenza di una persona passa attraverso la vista, che ci sembra essere il senso più affidabile, meno ingannevole e che rappresenta proprio la razionalità, il bisogno di sicurezze e di conferme. Per amare bisogna prima di tutto vedere ed essere certi: la loro perplessità riguardava la stoltezza di Psiche che giaceva accanto ad Amore e non poteva non capire che fosse bello e prestante. E’ emersa la loro difficoltà a leggere nelle ali di Amore l’irrazionalità, l’istinto e la difficoltà  a leggere i rimandi , i simboli delle cose. Il ruolo degli aiutanti è stato spiegato come inevitabile, perché tutti hanno trovato ingiusto l’accanimento di Venere sulla ragazza, ma soprattutto meritato perché aveva dimostrato un sentimento intenso e puro per il suo uomo e aveva diritto ad avere un’altra possibilità per ricongiungersi all’amato in vista della futura nascita della loro bambina.

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