martedì 2 luglio 2013

“ SOLO I COLTI AMANO IMPARARE, GLI IGNORANTI PREFERISCONO INSEGNARE”




Una frase lasciata su uno stato di facebook per esprimere il disappunto per un esame che non è stato soddisfacente, una frase lapidaria riferita ad un insegnante che, forse, non ha fatto bene il suo lavoro eppure, per me, questa frase astiosa rappresenta il dolore per l’ennesimo fallimento di una istituzione sacra e preziosa quale è la scuola. Ora sarebbe facile rimbrottare la studentessa, chiederle di riflettere e di cercare le cause di quanto le è capitato, la sua percezione dell’insegnante è stata, a dir poco negativa, e questa massima tanto vera per ciascun docente che ami e rispetti questo lavoro, diventa amaro sfogo e monito a recuperare la dignità di adulti e di docenti. Questa scuola che va alla deriva, questi insegnanti vilipesi, sottopagati, sviliti nel ruolo che da sempre gli ha richiesto la cura e la crescita delle nuove generazioni, che non sono più in grado di comprendere che di fronte ad una scuola che cambia, in meglio o in peggio non importa, bisogna tenere il passo. Che cosa abbiamo perso? Fanno male solo a me le parole di una giovane ferita, amareggiata e delusa non dalla sua prestazione , ma dall'atteggiamento ottuso, meschino e scorretto di un insegnante che in questi anni doveva lasciarle qualcosa di importante da spendere proprio in un momento delicato come l’esame di Stato? Tutti noi insegnanti sappiamo bene quanto sia difficile lavorare con questi ragazzi sempre più soli, sempre più fragili, sempre più demotivati, sappiamo quanta poca complicità ci sia tra noi e le famiglie che ci percepiscono come nemici da combattere e da cui proteggere i propri figli, ma siamo davvero sicuri di non aver perso la dignità del nostro ruolo, la consapevolezza del valore sociale, civile e umano del nostro lavoro? Lo stipendio non è gratificante, ci manca la tutela, il riconoscimento sociale, la forza per combattere un sistema che ci fagocita e ci spinge a diventare burocrati senza che possiamo ribellarci, ma in tutto questo, purtroppo, si fa largo l’indifferenza e la demotivazione di certi colleghi che non sono in grado di costruire una relazione formativa efficace con gli studenti, fatta di complicità, di serietà, di ore impiegate a spiegare, a raccontare attraverso le proprie conoscenze come si diventa uomini e donne, fatta di empatia, di rapporti personali che si devono cementare  per rendere accogliente l’ambiente formativo. Mi spiace che una giovane studentessa esca dalla scuola con tanta amarezza nel cuore e tanta rabbia, lei è l’ennesimo fallimento di un sistema che da una parte lotta per esistere all'interno di uno Stato che sembra puntare al livellamento culturale e favorisce l’appiattimento, dall'altra deve, invece, grazie ai propri valori e alle proprie consapevolezze rivendicare la propria funzione educativa, recuperando la giusta relazione con i ragazzi e, magari, con se stesso!!! Anche io ricordo una insegnante che non riusciva proprio a comprendere il caratteraccio di una studentessa curiosa, in cerca di un importante riscatto sociale, piena di voglia di imparare ma difficile da guidare: sento ancora le sue parole dure, umilianti e gratuitamente cattive rispetto ad una manifesta intenzione di fare l’insegnante da grande……Ripenso ancora a quell'insegnante che, attraverso la sua chiusura e l’incapacità di comprendere una giovane studentessa certo intemperante, irruenta, rompi scatole,  ha insegnato a quella giovane oramai donna che cosa non si deve fare mai con i propri studenti! Lei mi ha reso attenta ai bisogni dei ragazzi, mi ha insegnato che sono io l’adulto e che devo andare io incontro a loro e che devo essere io ad infrangere la loro diffidenza e a guadagnare il loro rispetto.  Porto nel cuore ancora quella delusione, quella umiliazione, ma so che da quel dolore è cresciuta l’insegnante che oggi ama questo lavoro per l’opportunità che le offre di stare a contatto con i ragazzi, di scambiare con loro sapere, vita, complicità e comprensione. Solo se riusciamo a costruire con questi giovani un rapporto proficuo fatto di rispetto e complicità, riusciremo a riprenderci ciò che la società odierna ci toglie ogni giorno: il ruolo fondamentale nella vita dei giovani che con noi devono imparare a conoscere, che con noi devono fare un percorso di crescita che li renda autonomi e pronti a costruire se stessi e la propria identità sociale e civile. Mi spiace per quei giovani che incontrano insegnanti non degni di questo nome ( di cui, purtroppo, la scuola è piena!!!) e dimentichi della responsabilità che hanno, ma so che anche dalle brutte esperienze si può partire per crescere ed essere migliore di chi non ha mantenuto fede all'impegno preso con i suoi studenti e, forse, con se stesso!!

Nessun commento:

Posta un commento