AMORE E PSICHE
Il percorso proposto agli
studenti prevedeva il racconto del mito di Amore e Psiche effettuato
dall’ insegnante con la richiesta di imparare ad andare oltre il testo, a
cercare i rimandi e i significati più nascosti per affrontare il lavoro sulla
poesia previsto dal programma disciplinare.La reazione degli studenti è
stata positiva in quanto, come la mia esperienza mi insegna, amano moltissimo
sentire l’insegnante raccontare storie.Dopo aver raccontato la storia,
omettendo alcuni dettagli volutamente e invitando gli studenti a cercare il
mito e a leggerlo in versione integrale, ho chiesto loro di scegliere se stare
dalla parte di Amore o di Psiche e di creare due schieramenti contrapposti
dividendo a metà la classe. Contrariamente alle mie attese la classe si è
spaccata a metà, anche se alcuni studenti hanno espresso un’ enorme difficoltà
a compiere una scelta netta. Sono rimasta colpita dal fatto che i maschi della
classe si siano tutti schierati dalla parte di Amore, mentre le ragazze si sono
divise.A questo punto ho chiesto agli
alunni di spiegare uno alla volta le ragioni della loro scelta a partire dal
gruppo schierato dalla parte di Psiche. Una delle studentesse ha associato, per
prima, Amore alla passione e Psiche alla ragione e ha chiesto il significato di
Voluttà, le altre ragazze hanno insistito sulla fragilità di Psiche per nulla
esecrabile, anzi tanto umana e tanto femminile, ritenendo che se è vero che
Psiche ha sbagliato, è altrettanto vero che ha lottato strenuamente per
ritrovare Amore sottoponendosi a umiliazioni e a prove difficilissime, senza
contare che la richiesta di Amore era davvero impossibile da esaudire.
Il gruppo schierato dalla parte
di Amore non è riuscito a trovare motivazioni se non nella debolezza di Psiche
e nel suo cedere alla curiosità, tranne due studenti che hanno, invece,
apprezzato la capacità di Amore di perdonare per ben due volte la sua amata.
A questo punto ho cercato di
rispondere alle loro numerose domande, partendo proprio dalla nascita di
Voluttà e spiegando come il piacere nasca proprio dall’incontro di ragione e
abbandono. Un’altra domanda ricorrente riguardava la scelta di Giove di
convocare tutti gli dei per concedere la divinità alla giovane Psiche e
legittimare il suo legame con Amore, lo stupore riguardava la posizione di
Giove, capo degli dei, e l’inutilità di avere un “permesso”. Prima di tutto ho
fatto riferimento alla rigidità sociale caratteristica dei Romani che non
prevede un matrimonio tra classi sociali differenti, figuriamoci tra una
mortale e un dio, poi ho cercato di far capire che Giove vuole che il concilio
degli dei approvi la sua decisione e la condivida tanto che offre diverse
spiegazioni per la sua decisione e invita la bella Venere a rinunciare al suo
risentimento in quanto ormai Psiche era una dea. La discussione è proseguita ed
ha abbracciato diversi aspetti del racconto , non ultimo il ruolo perfido delle
sorelle di Psiche, con le quali la giovane è stata persino generosa e
amorevole: ancora una volta ho cercato di far riflettere gli studenti sul fatto
che ognuno di noi è responsabile delle sue scelte e, per quanto indotto o
persuaso a fare qualcosa, asseconda sempre e comunque una spinta interiore
personale. I ragazzi hanno di nuovo portato il discorso su Giove e sul ruolo
importante che ha avuto nella storia e, scherzosamente, hanno paragonato il
padre degli dei a me in quanto impongo spesso loro delle cose, ma sempre
spiegandone i motivi o le ragioni ultime, ma imponendo. La discussione si è
ulteriormente spostata sul loro perenne timore di essere “giudicati” e non
“valutati” dalle insegnanti, sulla paura di esporsi troppo rendendosi
vulnerabili:come in altre occasioni, ho ribadito che la valutazione di un insegnante
riguarda la loro conoscenza di un determinato argomento e non vuole
assolutamente essere una condanna della persona e delle sue qualità e che un
brutto voto non deve mettere in crisi loro stessi, ma solo la qualità del loro
studio. Al termine dei tre moduli ci siamo lasciati con l’impegno , da parte
loro, di cercare il testo integrale del mito e di riprendere la discussione.
Questa volta gli elementi su cui
si è focalizzata la loro attenzione sono stati diversi: intanto la necessità di
Psiche di” vedere”e poi il ruolo dei diversi aiutanti della giovane nel
superamento delle difficili prove. Riguardo al primo punto ho aiutato i ragazzi
a riflettere sulla “debolezza” di Psiche: la necessità di vedere il suo
uomo, un uomo che la rendeva felice e appagata, il padre del suo bambino, che la
riempiva di ogni gioia e di ogni bene. La riflessione li ha spinti verso la
consapevolezza che la conoscenza di una persona passa attraverso la vista, che
ci sembra essere il senso più affidabile, meno ingannevole e che rappresenta
proprio la razionalità, il bisogno di sicurezze e di conferme. Per amare
bisogna prima di tutto vedere ed essere certi: la loro perplessità riguardava
la stoltezza di Psiche che giaceva accanto ad Amore e non poteva non capire che
fosse bello e prestante. E’ emersa la loro difficoltà a leggere nelle ali di
Amore l’irrazionalità, l’istinto e la difficoltà a leggere i rimandi , i simboli delle cose. Il
ruolo degli aiutanti è stato spiegato come inevitabile, perché tutti hanno
trovato ingiusto l’accanimento di Venere sulla ragazza, ma soprattutto meritato
perché aveva dimostrato un sentimento intenso e puro per il suo uomo e aveva
diritto ad avere un’altra possibilità per ricongiungersi all’amato in vista
della futura nascita della loro bambina.
bello
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