AMORE E PSICHE

Il gruppo schierato dalla parte
di Amore non è riuscito a trovare motivazioni se non nella debolezza di Psiche
e nel suo cedere alla curiosità, tranne due studenti che hanno, invece,
apprezzato la capacità di Amore di perdonare per ben due volte la sua amata.
A questo punto ho cercato di
rispondere alle loro numerose domande, partendo proprio dalla nascita di
Voluttà e spiegando come il piacere nasca proprio dall’incontro di ragione e
abbandono. Un’altra domanda ricorrente riguardava la scelta di Giove di
convocare tutti gli dei per concedere la divinità alla giovane Psiche e
legittimare il suo legame con Amore, lo stupore riguardava la posizione di
Giove, capo degli dei, e l’inutilità di avere un “permesso”. Prima di tutto ho
fatto riferimento alla rigidità sociale caratteristica dei Romani che non
prevede un matrimonio tra classi sociali differenti, figuriamoci tra una
mortale e un dio, poi ho cercato di far capire che Giove vuole che il concilio
degli dei approvi la sua decisione e la condivida tanto che offre diverse
spiegazioni per la sua decisione e invita la bella Venere a rinunciare al suo
risentimento in quanto ormai Psiche era una dea. La discussione è proseguita ed
ha abbracciato diversi aspetti del racconto , non ultimo il ruolo perfido delle
sorelle di Psiche, con le quali la giovane è stata persino generosa e
amorevole: ancora una volta ho cercato di far riflettere gli studenti sul fatto
che ognuno di noi è responsabile delle sue scelte e, per quanto indotto o
persuaso a fare qualcosa, asseconda sempre e comunque una spinta interiore
personale. I ragazzi hanno di nuovo portato il discorso su Giove e sul ruolo
importante che ha avuto nella storia e, scherzosamente, hanno paragonato il
padre degli dei a me in quanto impongo spesso loro delle cose, ma sempre
spiegandone i motivi o le ragioni ultime, ma imponendo. La discussione si è
ulteriormente spostata sul loro perenne timore di essere “giudicati” e non
“valutati” dalle insegnanti, sulla paura di esporsi troppo rendendosi
vulnerabili:come in altre occasioni, ho ribadito che la valutazione di un insegnante
riguarda la loro conoscenza di un determinato argomento e non vuole
assolutamente essere una condanna della persona e delle sue qualità e che un
brutto voto non deve mettere in crisi loro stessi, ma solo la qualità del loro
studio. Al termine dei tre moduli ci siamo lasciati con l’impegno , da parte
loro, di cercare il testo integrale del mito e di riprendere la discussione.
Questa volta gli elementi su cui
si è focalizzata la loro attenzione sono stati diversi: intanto la necessità di
Psiche di” vedere”e poi il ruolo dei diversi aiutanti della giovane nel
superamento delle difficili prove. Riguardo al primo punto ho aiutato i ragazzi
a riflettere sulla “debolezza” di Psiche: la necessità di vedere il suo
uomo, un uomo che la rendeva felice e appagata, il padre del suo bambino, che la
riempiva di ogni gioia e di ogni bene. La riflessione li ha spinti verso la
consapevolezza che la conoscenza di una persona passa attraverso la vista, che
ci sembra essere il senso più affidabile, meno ingannevole e che rappresenta
proprio la razionalità, il bisogno di sicurezze e di conferme. Per amare
bisogna prima di tutto vedere ed essere certi: la loro perplessità riguardava
la stoltezza di Psiche che giaceva accanto ad Amore e non poteva non capire che
fosse bello e prestante. E’ emersa la loro difficoltà a leggere nelle ali di
Amore l’irrazionalità, l’istinto e la difficoltà a leggere i rimandi , i simboli delle cose. Il
ruolo degli aiutanti è stato spiegato come inevitabile, perché tutti hanno
trovato ingiusto l’accanimento di Venere sulla ragazza, ma soprattutto meritato
perché aveva dimostrato un sentimento intenso e puro per il suo uomo e aveva
diritto ad avere un’altra possibilità per ricongiungersi all’amato in vista
della futura nascita della loro bambina.
bello
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