L' AMORE CHE UCCIDE: la violenza contro le donne.
L' AMORE CHE UCCIDE
Carolina e Fabiana sono solo
le ultime vittime dell’ennesimo efferato episodio di violenza. Due storie diverse, due
giovanissime diverse, due regioni italiane diverse, eppure due vittime della
stessa violenza cieca, figlia di una mentalità maschilista e amorale.Viviamo in una società iper tecnologica, ipad, iphone, smartphone, connessioni velocissime,
e-book, passeggiamo persino nello
spazio, ma siamo rimasti primitivi nei sentimenti e non abbiamo curato, con lo
stesso impegno, l'evoluzione della nostra anima. La nostra società è ormai
talmente incapace di educare e trasmettere valori che autorizza un gruppo di
ragazzini a catturare “tecnologicamente” un momento di debolezza di una
bambina per farne un’arma letale: le immagini di Carolina immesse in questa
incontrollabile e impietosa rete, diventano il suo incubo, la sua umiliazione,
la sua vergogna e, infine, la sua morte. E ci ritroviamo a chiederci per quale motivo i
nostri figli, i nostri nipoti, gli uomini del nostro tempo non sanno proprio
rispettare l’identità, la sensibilità e la personalità delle donne, perché in
un attimo finiamo vittime di una gogna mediatica che non perdona, ti fagocita e
ti consuma fino ad ucciderti. Anche Fabiana è la giovanissima vittima di un
ragazzo adolescente, che confessa l’efferato crimine con un tale distacco da
lasciare costernati persino gli inquirenti. Un rifiuto si può pagare con la
vita? Qual è il senso del progresso, dei traguardi impensabili che l’uomo ha
raggiunto, se nel 2013 stiamo ancora parlando di donne che muoiono per mano di
uomini malati? Non siamo una società civile se i nostri figli, i nostri
fratelli, i nostri mariti, i nostri compagni non sono in grado di accettare un
“no”, se troppi uomini non ci
riconoscono come persone e presumono di poter prendere con la forza ciò che
ritengono sia di loro proprietà. Non stiamo parlando di donne-oggetto, perché
un oggetto acquistato con sacrificio si cura e si preserva, stiamo parlando dell’invisibilità delle donne,
dell’immaterialità che autorizza ogni crimine, ogni scelleratezza, ogni
infamia. Abbiamo condotto lotte per ottenere un adeguato riconoscimento
sociale, abbiamo lottato per il voto, per il lavoro, per difendere il nostro diritto alla maternità, ma
forse, non abbiamo adeguatamente riflettuto sulla necessità che tutte queste
conquiste dovevano passare attraverso un grande e rivoluzionario cambiamento
culturale! Ciò che abbiamo ottenuto è solo facciata, solo fumo se ancora gli
uomini ci ammazzano quando non li amiamo più, se ci violentano nel corpo e nell'anima per sottomettere la nostra volontà. Ora ci dobbiamo fermare, perché
è davvero evidente che c’è un problema grande da affrontare e risolvere, è un
problema di educazione ai sentimenti, è un problema culturale e di valori fondamentali da recuperare.
Riflettiamo su un dato semplice: la follia di questi uomini esplode di fronte
al rifiuto, i nostri uomini non sanno gestire la possibilità che una donna non
sia accondiscendente, che gli neghi ciò che chiedono. Cercando di dare risposte ai
mille interrogativi che mi angosciano come madre, ma anche come insegnante, oltre che come donna, mi
sono ricordata che qualche anno fa è uscito un saggio “ I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips in cui si sosteneva
l’importanza della prassi del rifiuto
nel rapporto genitori-figli come strategia per delineare quei limiti necessari
ad uno sviluppo armonico della personalità infantile ed evitare un ego
autocentrato e onnipotente. Forse la risposta è drammaticamente semplice, forse
spiegare questa spirale di assurda violenza e cieca follia è troppo facile: abbiamo
fallito, educhiamo i nostri figli con superficialità, distrazione e poco amore,
non abbiamo tempo per dire no, concediamo, riempiamo i loro vuoti affettivi ed
emotivi con la tecnologia, assecondando ogni richiesta, anche quelle più
improbabili, più inutili fino a fargli perdere il giusto rapporto con la realtà
e poi con la vita stessa. I nostri figli non sanno, perché non glielo abbiamo
insegnato, che non è possibile ottenere sempre ciò che si desidera, non è
possibile calpestare gli altri per affermare se stessi e i propri bisogni.
Questi giovani hanno agito, hanno materialmente
colpito, ma li abbiamo armati noi, con la nostra incapacità di educare
affettivamente i nostri ragazzi. Il padre di un baby assassino ha affermato:”
Mio figlio non è un cattivo ragazzo, va bene a scuola”. E’ possibile che
dobbiamo ancora capire che cultura e umanità, intelligenza, tolleranza,
rispetto non sono, purtroppo, sempre consequenziali? Non abbiamo compreso,
perché comprendere comporterebbe un investimento in termini di tempo che non
abbiamo, che prima di riempire i nostri figli di giochi, di vacanze, di auto,
di case, di soldi dobbiamo insegnargli ad amare, l’educazione affettiva è più
importante di qualunque altro bene materiale! Galimberti, diversi anni fa,sul Corriere della sera ha scritto un lungo, splendido articolo
sull’”analfabetismo sentimentale” dei giovani, richiamando le istituzioni
preposte alla cura e allo sviluppo dei ragazzi, a non tralasciare questo aspetto essenziale, anzi vitale, della
loro crescita. Sono passati anni dalla pubblicazione di quell’articolo, eppure ci ritroviamo
ancora a parlare di giovani senza anima, senza la capacità di discernere tra il
bene e il male, uomini che di “ maschio” non hanno veramente nulla. Non è da
uomini uccidere una ragazzina con la propria superficialità, non è da uomini
violare e usare la debolezza di una adolescente per ferirla e umiliarla, non è da uomini picchiare,
abusare, bruciare viva una giovane bambina. Non è da uomini, è da vigliacchi, è da
deboli, è da meschini senza cervello né cuore. Essere uomini significa amare,
proteggere, accogliere, accettare, difendere fino allo stremo delle forze chi
ci ha amato, chi ha condiviso con noi un pezzo di strada che non si potrà
cancellare, anche quando ciò che abbiamo non è esattamente quello che desideriamo.
L'ignoranza porta pure a prendersela con chi è più debole.
RispondiElimina"Abbiamo imparato a nuotare come i pesci, a volare come gli uccelli, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come i fratelli"(Martin Luther King)
La citazione di Martin Luther King è davvero molto bella: dobbiamo ricordare assolutamente il valore della fratellanza che racchiude il rispetto, la tolleranza, l'accettazione di ognuno per quello che é. Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo e dobbiamo almeno cambiare chi ci sta intorno con la nostra energia positiva!!!
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