Nel 1994 l’UNESCO ha deciso
di istituire la Giornata mondiale dell’Insegnante, celebrata il 5 ottobre in
oltre 100 nazioni, per segnalare a governi ed opinione pubblica la necessità di
valorizzare il ruolo dell’insegnante nel percorso di formazione, educazione e
guida alle nuove generazioni. La scuola è ricominciata da
qualche settimana e nulla è cambiato: classi scoperte, nomine ancora da
completare, malattie, permessi studio, permessi di varia natura, fughe difficili
da catalogare e la sensazione di trovarsi nel posto sbagliato al momento
sbagliato che pervade molti insegnanti
quando sono a scuola. Mi piace, allora, sedermi al mio tavolo e riflettere, in
una giornata così speciale, cercando di indagare a fondo su quali dovrebbero
essere le condizioni ottimali per non sentirci sempre più spesso “guardiani” di
un gregge e sempre meno DOCENTI. Questa volta non intendo polemizzare o
attaccare un sistema che fa acqua da tutte le parti, ma semplicemente ricordare
qual è il senso della scuola, quale la sua funzione istituzionale, quali gli
obiettivi da perseguire e quale il valore sociale storicamente attribuitole.
Nella Costituzione italiana all’articolo
33 si legge: ” L’arte e la scienza sono libere e libero ne
è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed
istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.…” il principio
istitutivo della scuola parte dall’affermazione della libertà
dell’insegnamento, per arrivare a ricordare che è lo Stato che deve istituire
le scuole di ogni ordine e grado per garantire quell’uguaglianza sociale per
cui tanto si è combattuto e per cui tanti hanno sacrificato la propria vita e
fare in modo che per ogni singolo cittadino siano messe in atto tutte le
strategie per il conseguimento dei propri obiettivi e per arrivare, magari, ad
essere realizzato e appagato. Basta questo semplice e chiaro principio per
comprendere la straordinaria importanza della scuola e di coloro che ne fanno
parte in qualità di docenti e di discenti. Piero Calamandrei ,nel discorso
pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale
“ Facciamo l’ipotesi” 1950, ha detto:”…Se
si dovessefare un paragone tra
l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola
corrisponde a quegli organi che nell'organismo hanno la funzione di creare il
sangue[…]. La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a
risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la
formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non
solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in
Parlamento e discute e parla( e magari urla) che è al vertice degli organi più
propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico:
coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che
scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della
democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta
ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel
nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre
rinnovata dall'afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le
classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la
possibilità di liberare verso l’alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno
di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita
che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare lavoro, le sue migliori
qualità personali al progresso della società[…].” Un discorso , questo
pronunciato da Calamandrei, di una imbarazzante attualità nonostante la
distanza temporale che ci divide, un discorso ancora più drammatico se
contestualizzato ai nostri giorni, monito ad una scuola che le riforme hanno
privato di ogni valore, di ogni risorsa, addirittura del giusto e meritato
ruolo sociale che da sempre le è stato riconosciuto e che oggi ha lasciato il
posto ad una forma senza sostanza perché, nel tentativo di modernizzare, i
ministri che si sono succeduti hanno perso di vista e ,quindi l’hanno snaturata,
l’essenza profonda della scuola, la sua anima, la sua funzione sociale e di
strumento riqualificante di una società degna di questo nome. Allora non ci
stupisce certo il disfacimento morale della scuola: su di essa aleggia un senso
di sfiducia, di cinismo, di stanchezza che ha fatto perdere di vista principi
semplici come la serietà, la precisione, l’onestà, la puntualità, fare il
proprio dovere, fare lezione. La scuola deve rivendicare nuovamente la sua
funzione di scuola del carattere, di formatrice di coscienze, formatrice di
persone oneste e leali, di persone che “sanno”, consapevoli che non si va
avanti solo con gli appoggi, le raccomandazioni, le tessere del partito o
l’appartenenza ad una parrocchia. E’ la disillusione il male dei nostri giovani
e il male di noi adulti che non crediamo più a nulla, che non siamo più
convinti del ruolo sociale che, a furia di riforme strampalate e portate avanti
da ministri che la scuola non l’hanno frequentata che da studenti( spesso
neppure eccellenti!), ci hanno privato della dignità del nostro lavoro, ci hanno strappato il rispetto dei nostri
alunni e delle loro famiglie. Allora , perdonatemi, ma voglio ribadire che
nonostante uno stipendio indegno per dei professionisti, noi siamo formatori di
coscienze e dobbiamo rieducare i nostri studenti al rispetto per una
istituzione sacra e inviolabile, attraverso la quale passa il riscatto sociale
di ciascuno nonostante le difficoltà, nonostante la corruzione morale e
ideologica che dilaga. La scuola regala gli strumenti per essere realizzati nel
proprio ambito lavorativo, la scuola educa alla legalità e alla consapevolezza
del proprio essere cittadino con dei doveri che non vanno elusi o disattesi, ma
rispettati con impegno e serietà. In occasione della giornata mondiale
dell’insegnante voglio augurare a tutti i colleghi di ritrovare la giusta
direzione, di vincere lo scoramento e la disillusione e di tornare a credere e
a lavorare affinché la scuola si riprenda tutto ciò che mistificatori e
ciarlatani le hanno rubato mentre era impegnata a tenere insieme le parti
scollate di un sistema troppo fragile per opporsi.